L'Ipercalisse o il libercolo sibillino di Ugo Foscolo

Uscito a Zurigo nel 1816 con falsa data e falso luogo di edizione ("Pisis in Aedibus Sapientiae M.D.CCC.XV") e attribuito a un fantomatico e irreperibile autore, il Didymi clerici prophetae minimi Hypercalypseos Liber singularis, esibisce fin dal titolo una poetica dell’oscurità e del segreto che la Clavis solo in parte si incarica di svelare, sciogliendo alcune allusioni e dichiarando le corrispondenze tra nomi fittizi e nomi storici. L'esistenza di una Clavis - peraltro allegata soltanto a dodici dei 104 esemplari - è già un forte indizio della caratteristica prima di quest'operetta, scritta in versetti latini, e contraddistinta da una programmatica indecifrabilità. Se possibile, il carattere criptico è addirittura accresciuto rispetto al modello per eccellenza, l'Apocalisse di San Giovanni, alla quale la visione di Didimo si rifà anche nella ripresa di stilemi e formule scritturali. Nonostante la provocatoria diffida esibita in apertura - "Molestiam equidem magnam, mi Iuli, ac minime profuturam arbitrator suscipere illum, qui Hypercalypseos rationem reddere professurus sit" - vale la pena di provare a decifrare il senso di questo libello apodittico e enigmatico, con cui il Foscolo - sulla via dell'esilio e nel momento di chiudere i conti con ogni militanza politica e letteraria in Italia - sembra voler consacrare in maniera incontestabile il ruolo, da sempre professato, di profeta civile.